Prima di sparire, Mauro Covacich








Il bambino con due nomi era il mio migliore amico in seconda media. In prima no, in prima media ero solissimo. Ma l’anno dopo arrivò il bambino con due nomi. Veniva a scuola con lo skate-board, che poi riponeva sotto al banco. Conosceva un sacco di gruppi musicali e guardava tutti i programmi che guardavo io. E giocava a tennis. Improvvisamente avevo un amico. Improvvisamente potevo salire sul sellino dietro di una bici e andare in giro col mio amico. Come tutti gli altri bambini che avevano degli amici. L’ultimo giorno di scuola, prima di sparire, mi disse: ciao, io torno a Milano. Aspettai trepidante tutta l’estate, sperando che, per qualche improvvisa decisione della sua famiglia, a settembre lo avrei ritrovato in classe. Invece, da allora, non ho più rivisto il mio amico con due nomi. Non so dove sia, né cosa sia diventato. Per questo, Mauro Covacich mi ha fatto piangere. Ho resistito per 276 pagine, poi, alla 277 non ce l’ho fatta più. Maledetto Covacich. Nell’ultima pagina del suo romanzo Prima di sparire, Susanna racconta a Mauro una storia identica a quella mia e del bambino con due nomi.
Ha scritto un libro bellissimo Covacich, prendendo la sua vita vera e chiamando le cose e le persone coi loro nomi. Lo ha fatto perché a volte agli scrittori succede che i personaggi che hanno in testa non siano così convincenti come la storia in cui sono immersi in quel momento. La Loro storia. Nel caso di Covacich la storia della rottura di un matrimonio, il passaggio da una vita a un’altra, da una donna all’altra, da una città all’altra. Il tutto raccontato senza eroismo, senza machismo, senza quella determinazione che uno immagina sia necessaria quando si affrontano scelte così radicali. Al contrario, Covacich ci rende partecipi di tutti i suoi dubbi, di tutti i suoi tentennamenti, della sua umanissima codardia.
Tuttavia, pur raccontando di sé e delle persone che lo attorniano, lo scrittore non rinuncia ai suoi personaggi. Ed allora ecco che l’autobiografia si alterna ad un racconto speculare in cui tornano i protagonisti dei suoi romanzi precedenti. Anche loro vivono l’esperienza della fine di un matrimonio, ma questa volta è lei che lascia, quasi a voler rendere giustizia al senso di un dolore che scorre trasversalmente e finisce per toccare anche il lettore. Perché ognuno di noi ha avuto qualcuno al quale, prima di sparire, non ha potuto (o voluto) dire l’essenziale, per mancanza di coraggio, di tempo o, semplicemente, per una mancanza di consapevolezza che soltanto negli anni si sarebbe trasformata in una dolorosa urgenza, in una infelicità a perdere.