1Q1984 Libro Terzo, Murakami Haruki, Einaudi 2012






Se avete già letto i primi due libri di questa poderosa trilogia saprete già quello che c’è da sapere sulla crisalide d’aria e sul bizzarro mondo dalle due lune in cui sono scivolati, quasi senza accorgersene, l’istruttrice di ginnastica (e killer di uomini che odiano le donne) Aomame e Tengo, mite insegnante di matematica nonché ghost writer del romanzo scritto dalla sedicenne Fukada Eriko che tanto fastidio sta dando alla setta del Sakigake.
Tengo e Aomame si amano dai tempi della scuola elementare, da quando lei prese fra le sue la mano di lui e il tempo sembrò fermarsi. Quel piccolo gesto è stato in realtà un vero e proprio atto fondativo, la creazione archetipica di un amore che supererà il tempo, la logica, i malefici, pur di riunire insieme i due innamorati.
Ma intanto Aomame e Tengo possono solo supporre di essere ancora presenti l’uno nel cuore dell’altra, possono solo affidarsi alle sensazioni per avere la conferma di essere entrambi dentro il 1Q84, che non è un posto troppo tranquillo. Aomame, dopo aver ucciso il leader del Sakigake vive braccata dentro un appartamento ricercata dai fanatici della setta, Tengo – confuso e infelice – assiste il padre in coma cercando di decifrare ogni silenzio e ogni segno, alla ricerca di possibili informazioni sulla scomparsa di sua madre. Intanto l’acuto e deforme investigatore Ushikawa, a furia di supposizioni e congetture, sta pericolosamente (ma anche provvidenzialmente) stringendo il cerchio attorno ad Aomame e Tengo…
Creare mondi, universi popolati da regole e cosmogonie è una roba che possono fare solo gli dei o gli scrittori. Però entrambi devono essere molto capaci. E Murakami è troppo bravo (come scrittore) per non essersi potuto rendere conto che il mondo articolato e complesso da lui creato in oltre mille pagine, a un certo punto ha iniziato a sfuggirgli di mano. 
Allora dobbiamo pensare che la sensazione di non finito (infinito?) che coglie il lettore quando esce dal 1Q84, unitamente alla consapevolezza che moltissimi aspetti della storia resteranno inspiegati, è qualcosa di chiaramente voluto dall’autore.
Come in certi romanzi di Kafka, come in certi film di David Lynch, come nei testi sacri di ogni religione millenaria, non troverete risposte ma altre domande che, simili a fiammelle nella notte, continueranno ad ardere e mantenere viva la vostra curiosità. O la vostra irritazione.
Perché, tornando a 1Q84, la faccenda della crisalide d’aria, dei little people, della mother e della daughter, delle voci sentite dalle vestali del Sakigake, non giungerà a nessun epilogo chiarificatore, né alle consolanti spiegazioni che il lettore, dopo tante pagine, si spetterebbe di diritto. E sapete perché, a mio modesto avviso? Perché sono elementi puramente marginali.
Alla fine 1Q84 è un romanzo d’amore e, insieme, un grandissimo omaggio al “potere” della letteratura. Murakami ha scritto un romanzo e fatto muovere un mondo parallelo in cui ci racconta di un ragazzo che ha scritto un romanzo ed è finito nello stesso mondo parallelo di cui scriveva, finendo per trascinare là dentro anche la ragazza che amava da vent’anni e che credeva di non ritrovare più. In questo caso l’atto dello scrivere è potente è devastante quanto il battito di ciglia del Dio Shiva. Un atto capace di distruggere e dissolvere ma allo scopo di rifondare una nuova realtà, quasi fosse un meccanismo metafisico che assorbe in sé mondi e creature per farli nascere di nuovo.
Se un limite c’è, in questo libro terzo, è quello di avere aperto troppe vene, troppi rivoli, troppe ripetizioni. Forse bastava aggiungere un centinaio di pagine al libro secondo e chiuderla lì. Ma non è facile uscirne quando si è persi in ingovernabili universi.