La ferocia, Nicola Lagioia, Einaudi 2014







In una notte di inizio estate, tra la frenetica indifferenza degli animali notturni, una ragazza nuda e ricoperta di lividi attraversa i giardini delle ville alla periferia di Bari. Nessuno la insegue, non pare stia scappando, eppure è chiaro – appena l’erba e i rovi lasciano il posto all’asfalto della strada – che la ragazza è condannata. L’ultimo a vederla è un camionista che sciabola con i fari, quando ormai è troppo tardi, su quel corpo martoriato.
Diranno che s’è suicidata, Clara Salvemini. La sua famiglia è troppo importante, ricca e potente, perché si scoperchi il baratro dei conflitti, dei raggiri, dei ricatti sui quali Vittorio Salvemini, il padre, ha fondato la sua fortuna di costruttore.
Sarà il fratello di Clara, l’insofferente e psicologicamente instabile Michele, trasferitosi da anni a Roma, a scoprire i segreti di Clara, la sorella tanto amata nella prima giovinezza, con la quale, poi, qualcosa s’è irrimediabilmente rotto. Cercando, fuori tempo massimo, di ritrovare un rapporto con Clara, Michele si mostrerà impietoso con l’universo corrotto della sua famiglia…
Nonostante l’avvincente e perfetto inizio faccia pensare a un noir, bastano poche pagine perché risulti evidente che, tenere tra le mani La ferocia, è un po’ come osservare un minerale sorprendentemente sfaccettato: basta muoverlo di poco, lasciare che la luce lo colpisca in un punto diverso, perché mostri un bagliore del tutto nuovo e imprevisto.
Questo fa Nicola Lagioia, leviga con abilità e pazienza la pietra grezza della sua narrazione e sembra quasi sorprendersi egli stesso, quando l’abbaglio del passato si riflette nel presente e, pian piano, il cupo caleidoscopio di fatti e personaggi si ricompone in una storia agghiacciante, che diventa parabola del nostro tempo. Il tutto è raccontato da una scrittura che a volte ricorda l’occhio dilatato di un satellite, altre volte l’impietoso scrutare di una micro sonda.
Leggere La ferocia significa vedersi riflessi e deformati nel brulicare osceno del nostro tempo moribondo; esattamente come succede a uno degli amanti di Clara, che immagina la donna mentre sta con altri uomini: “Se avesse potuto sbirciare dal buco della serratura, non avrebbe trovato altri che se stesso.”