Il mestiere dello scrittore, Murakami Haruki, Einaudi, 2017






Non tutti i libri sono necessari, neppure quelli del tuo scrittore preferito.So bene che spesso un autore deve essere produttivo per obblighi contrattuali e allora – fra un romanzo e l’altro – si danno alle stampe testi che raccontano lo scrittore alle prese con la sua vita da scrittore. Certo, può essere estremamente interessante conoscere i trucchi del mestiere, scoprire come un romanziere lavora, il modo in cui costruisce le sue storie ma – nel caso di Murakami – tutto quello che racconta in questo volume uscito per Einaudi non aggiunge nulla di nuovo a ciò che ha già raccontato tante volte, soprattutto in un libro precedente e simile a questo dal titolo “L’arte di correre”. Indubbiamente in quasi duecento pagine si incontrano considerazioni interessanti, specie laddove lo scrittore giapponese dichiara di preferire la scrittura romanzesca a qualunque altro tipo di scrittura: “chi è dotato di un intelletto sopraffino, o ha conoscenze molto superiori alla media, non dovrebbe scrivere romanzi, l’ho sempre pensato. Perché scrivere un romanzo – narrare, insomma – è un atto lento, un atto che si compie a marcia ridotta. Qualcosa a metà strada fra la camminata e la pedalata. Ci sono persone la cui mente si muove fondamentalmente a questo ritmo, altre no.”
Le pagine più deludenti, e sono ahimè la maggioranza, sono quelle in cui Murakami “rosica”. 
Rosica contro premi letterari che non ha vinto, rosica contro critici che non l’hanno capito, rosica con i lettori che non lo hanno riconosciuto quando partecipava ai forum. Insomma, pare quasi che abbia approfittato di questo libro per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Che perfino uno degli autori più popolari e venduti al mondo non riesca a minimizzare queste meschinità del mondo editoriale fa un po’ effetto. Ma almeno è stato onesto, mi si obietterà. Sapete quel banale consiglio che tutti ci siamo sentiti dire: l’importante è che tu sia te stesso, ecco, a mio avviso per uno scrittore non dovrebbe funzionare. Uno scrittore lo vado a cercare dentro le storie che scrive, è lì che imparo a conoscerlo. Di lui mi interessa il talento e la grandezza, non i difetti e le meschinità che sono in tutto e per tutto uguali ai miei.